Siamo in periodo di concorsi per immettere alcune migliaia di insegnanti in ruolo, cioè con contratto a tempo indeterminato. Prendo spunto da come verrà svolta la prova orale per provare a individuare uno dei molti modi in cui la tecnologia può essere usata in classe. La prova si svolgerà così: 24 ore prima lə candidatə si presenterà davanti alla commissione esaminatrice ed estrarrà un argomento, il giorno dopo tornerà presentando una UDA che la commissione valuterà in base a diversi criteri. Se non siete pratici di scuola vi starete chiedendo cosa sia una UDA. è una Unità Didattica di Apprendimento, ne riassumo drasticamente il concetto così: è un pezzo del programma scolastico. I programmi scolastici non esistono più e ogni docente è libero di spaziare nella propria materia, teoricamente, seguendo percorsi più o meno concordati con altrə colleghə della stessa materia nei capisaldi principali. Ovviamente ci sono passaggi fondamentali da affrontare per permettere a unə studente di affrontare poi gli argomenti dell’anno successivo, ma: come affrontarli, cosa mettere di contorno, e come muoversi sul programma è libera scelta del docente. Fatta questa lunga ma necessaria premessa partiamo con la mia UDA. Sono un docente di lettere negli istituti tecnici, quindi scelgo un argomento delle mie materie, la caduta dell’impero romano, e una delle mie classi di quest’anno, una seconda di un istituto tecnico turistico. Per capirci il turistico è un corso affine al liceo linguistico come numero di lingue studiate, ma con l’insegnamento anche di materie come la geografia, diritto, economia e arte. Tutto ciò che serve per affrontare dopo il diploma il mondo del lavoro fin da subito, teoricamente.
La prima cosa da indagare è se lə studenti sono in grado di affrontare l’argomento. Quindi partirei con un bel kahoot. Kahoot è una piattaforma con cui creare quiz interattivi, che permette di proiettare alla LIM (la Lavagna multimediale interattiva) le domande a cui i concorrenti rispondono attraverso il proprio smartphone. Grazie alle transizioni, alle animazioni, alle gif ma anche al fatto che a moltə ragazzə piace gareggiare, kahoot permette di capire e far capire allə stessə studenti in maniera divertente se ci sono le basi necessarie per affrontare l’argomento. Dopodiché, fermo restando che alcune lacune potrebbero dover essere recuperate anche con lo studio individuale, si passa a una tanto vituperata lezione frontale. Ci tocca purtroppo a volte farla, credo che alcuni passaggi la richiedano forzatamente sopratutto alle superiori. Ma qui viene incontro un sito come thinglink. Caricando un’immagine si possono poi aggiungere dei tag nei quali caricare altre immagini o video o scrivere un testo con link. Questo permette di rendere la lezione più fruibile, un po’ di teatralità nella spiegazione poi non guasta mai. Fatto questo per rafforzare le competenze si può proporre un gioco di ruolo in cui la classe, divisa a gruppi, si immedesimi nei vari protagonisti dell’argomento. Nello specifico potrebbe essere divisa cinque gruppi: Impero d’occidente, Impero d’Oriente, barbari romanizzati, barbari di oltre confine e Chiesa cristiana. Poi passare alla produzione, in parte anche a casa, di un lavoro individuale. Dando per scontato di averlo già mostrato in classe si possono incentivare lə studenti a usare alcune app o siti che permettono di creare contenuti, me ne vengono in mente alcuni come powtoon o canva, due piattaforme molto diverse ma che permettono di creare brevi video molto facilmente, la prima, e di creare mappe, immagini o tavole cronologiche altrettanto facilmente, la seconda. Questo lavoro, anche per facilitare l’inclusione all’interno del gruppo classe di studenti con disturbi dell’apprendimento o diversamente abili, può essere svolto in gruppo. Importante passaggio sarebbe quello della ricerca delle fonti per fare questo lavoro. Certamente il libro è una fonte fondamentale ma non vanno sottovalutate le risorse dellə studenti nella ricerca individuale e autonoma: io ad esempio spingo molto verso wikipedia, pur facendo notare loro che bisogna sempre tenere alta l’attenzione e fare il confronto con il libro. Quando prendono dei granchi uso spesso quell’errore per dimostrare loro l’affidabilità di siti che non hanno intenzione di sostenerli nello studio ma solo di generare traffico e quindi reddito. Sono tanti purtroppo i siti che spacciano ai ragazzi contenuti superficiali e di bassissimo livello, attirandolə spesso con la promessa di studiare rapidamente, ma rimango assolutamente convinto che questo non sia un limite. Anzi se ben accompagnati serve loro a imparare a muoversi on line evitando le tanto terribili fake news ovunque arrivino. Dopo quindi un breve percorso di 4/6 ore di lavoro a scuola, siamo pronti per la prova finale. Siccome sono sempre in ritardo e la burocrazia spesso chiede a noi insegnanti una mole inutile di dati, la prova finale che mi viene in mente è la scrittura di un racconto ambientato in quel periodo storico. Prova che verrebbe differenziata e rimodulata per lə studenti che ne avessero bisogno e diritto.
A rileggerlo, mi sembra tutto così bello da chiedermi perché quest’anno non lo abbia fatto. Per prima cosa: magari fosse tutto così lineare, ci sono studenti assenti, studenti che devono recuperare e ognunə arriva al punto di partenza a proprio modo. Nell’anno scolastico, come nella vita, questi piani servono per avere un’idea di cosa fare, poi bisogna avere grande capacità di improvvisazione. Quest’anno, come sempre, ho dovuto molto improvvisare ma non sono andato poi troppo lontano dai piani che mi ero fatto a inizio anno.
MA questo mio piano, che tiene in considerazione solo alcune delle app, siti e tecnologie disponibili, nella mia scuola sarebbe di difficile applicazione. Non perché lə studenti non sono più quelli di una volta. Se ad esempio fossi il giorno sbagliato nell’aula sbagliata, potrei non essere in grado di fare un kahoot perché in quell’aula i telefoni dei ragazzi non prendono bene e diventa uno stillicidio di Prof mi ha buttato fuori ancora…, non tutte le LIM funzionano e in alcune scuole non in tutte le classi ci sono le LIM (senza LIM questo mio piano è inattuabile a priori). Non tutte le scuole hanno un computer per aula e in molte scuole i computer sono così vecchi da necessitare minuti per accendersi e non poter utilizzare alcuni siti. Per non parlare della rete, in una delle scuole dove ho insegnato usavano un router così debole che il segnale era utilizzabile solo nelle classi adiacenti. In un altra si poteva accedere a turno alla rete. Tutte le scuole hanno un laboratorio di informatica, o almeno quasi tutte, ma come docenti non abbiamo bisogno di un laboratorio di informatica abbiamo bisogno di supporti e tecnologia diffusa, magari di tablet forniti dalla scuola e computer funzionanti e aggiornati.
Credo esista una fetta, secondo me minoritaria, di docenti che non vuole proprio sentir parlare di questi strumenti ma non sono loro il problema, quantomeno non quello centrale. La scuola italiana non è pronta per quello che vende, non lo è sopratutto nelle scuole di periferia e nei corsi ritenuti inferiori come i professionali. La scuola italiana è estremamente classista. è stata uccisa da chi si è succeduto al ministero dagli anni 2000 e oggi, con la riduzione ulteriore degli investimenti nonostante l’arrivo dei soldi del PNRR. Da anni ormai, noi docenti ci crogioliamo in autocommiserazione e atti di eroismo o missioni tipo frati e suore. Odio la frase: fare l’insegnante è una missione perché è un segno di resa. Fare l’insegnante è un lavoro, bello o brutto come tutti i lavori, ma noi non siamo messi nella condizione di farlo al meglio. Non importa quanti sarebbero pronti a usare le tecnologie o quanti le rifiutano perché nessuno è in grado di svolgere al meglio questo lavoro. A meno che non venga considerato tale il trattenere in qualche modo in classe masse di adolescenti e riempire carte di informazioni inutili. Ogni tanto si vengono a conoscere belle storie e bei progetti che spesso non sono altro che casi isolati per studenti e docenti fortunatə a volte anche all’interno della stessa scuola che li mette in atto. E la mia impressione è che siano al centro di aree benestanti e quindi dotate di fondi reperiti dalle famiglie o dal territorio. La prima vittima della scuola italiana sono lə studenti e quellə più fragili per primə.
Quindi lasciamo perdere? No. Credo che si possa far nascere una nuova scuola che permetta davvero di includere tuttə, di usare le tecnologie e di comprendere che si debba far lezione nel 2022 e non nel 1985. Ma per farlo dovremmo smettere di aspettarci che qualcunə faccia qualcosa per noi e pretendere di vivere una nuova scuola. A qualunque costo.
Francesco Pota, insegnante e alcune altre cose. Gli piace insegnare, la storia, il basket e il rap. Ed è un elenco parziale. Non gli piacciono l'ingiustizia e il classismo. Cerca una società migliore.