Ieri ho avuto modo, in extremis, di vedere la mostra "I will survive" dell'artista tedesca Hito Steyerl. In molte delle opere esposte (come questa), la Steyerl fa uso smodato di immagini dall'estetica allucinatoria e onirica, generate in maniera automatica da reti neuronali artificiali, con lo scopo di esplorare in maniera critica il rapporto tra AI e società, ma ottenendo anche l'effetto secondario di riaprire, implicitamente, il dibattito sul ruolo effettivo dell'artista ai tempi dell'intelligenza artificiale - dibattito troppo complesso per poter essere affrontato qui in maniera decente. Quello che vorrei invece segnalare qui, brevemente, è la crescente presa sull'immaginario collettivo di una nuova tipologia emergente d'arte legata, per l'appunto, al paradigma statistico del machine learning, dove l'aspetto creativo umano viene ridimensionato. Vi consiglio, ad esempio, quest’articolo del blog del gruppo di machine learning dell’UC Berkeley , dove non solo vengono spiegati in maniera chiara gli algoritmi di ultima generazione (altro che DeepDream!) che stanno dietro a questa nuova forma d'arte "aliena", ma dove potete trovare anche una quantità notevole di immagini belle allucinate.
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