Quello che c'è dietro
Lo scorso venerdì sera, durante la puntata di Propaganda Live su La7, l’ex-presidente del consiglio Romano Prodi ha brevemente portato alla luce il tema del “controllo” dell’utilizzo dei social network, condannando la totale sfera di influenza sui contenuti di paesi come la Cina, ma dicendo - in maniera molto abbozzata- che in fondo qualcosa andrebbe fatto per mettere qualche limite. Si potrebbe facilmente rimproverare al conduttore, Diego Bianchi - una persona che conosce molto bene la comunicazione su Internet fin dai primi tempi della Rete in Italia - di non aver proseguito il discorso dando qualche spunto di riflessione all’ex premier. Si potevano introdurre le classiche argomentazioni sul chi o cosa avrebbe dovuto controllare, come avrebbe funzionato un’organizzazione di questo tipo e soprattutto come avrebbe potuto, un meccanismo del genere, tutelare davvero la libertà di espressione del singolo.
Istintivamente anche io ho invocato a gran voce queste questioni, ma poi gli anni si sono fatti sentire e ho capito che non sarebbe stato il caso di impelagarsi in certe discussioni; che trattare certe cose avrebbe occupato molto tempo e che forse Prodi aveva solo espresso in maniera molto candida una sensazione che - diciamocelo - alle volte ha preso anche noi quando abbiamo visto le peggiori stupidaggini o cattiverie pubblicate e rilanciate sui social.Ma cosa stiamo cercando di bloccare, davvero? L’anonimato o i contenuti? Se state leggendo questa newsletter, con molte probabilità sapete benissimo che queste due cose sono non-problemi. Eppure la sensazione strisciante, forse bassa e perversa che “qualcosa vada fatto” c’è, lo sappiamo. Sembra una frase fatta da manuale della patente di guida, ma la chiave dell’utilizzo di mezzi come Internet è unicamente la consapevolezza.
“[...]all those YouPorn ones and zeroes streaming directly to your shitty little smartphone, every dipshit who shits his pants every time he can’t get Skrillex in under 12 seconds — it’s not magic, it’s talent and sweat. That’s what the fuck we do.”
Senza molti giri di parole, questa è la spiegazione che dà del funzionamento di Internet uno dei personaggi della serie Silicon Valley. E oltre alle basilari norme logiche che dicono si considera ciò che si dice, non chi lo dice (“...è un account anonimo” usato per sminuire un commento, ad esempio, è una frase sbagliata su almeno due livelli di ragionamento) bisognerebbe cominciare a insegnare la vera e propria tecnologia che c’è dietro la Rete. Niente corsi, esami, punti o cose simili. Niente di approfondito. Iniziare a far capire in maniera basilare, magari nelle scuole di ogni tipo, come funzionano certe cose proprio dal punto di vista tecnico, in modo da scremare via il più possibile convinzioni errate, supposizioni e teorie astruse su come funzionano davvero le cose. Impossibile? Non così tanto, forse. Il down di Facebook avvenuto questa settimana è stato un problema complesso, che ha coinvolto molti aspetti del funzionamento di una rete. Sarebbe possibile spiegare in pochissime parole quello che è successo? No, ma forse non è nemmeno così complicato. Forse chiunque, con un po’ di attenzione, in dieci minuti potrebbe arrivare a capire con un sufficiente grado di dettaglio quello che è successo davvero e magari considerare in maniera differente come funzionano le cose e quello che c’è dietro. E magari a capire meglio il mezzo che si sta usando. Come per la patente di cui parlavamo sopra, perché magari non tutti si ricordano il segnale di strada dissestata, ma quello di divieto di accesso sì che se lo ricordano.
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I link di questa settimana:
Sono sempre di più quelli che combattono i truffatori con i loro stessi mezzi. Alcuni fanno un lavoro mastodontico, come Jim Browning.
Potremo trasformare ogni superficie in uno schermo tattile.
Hanno generato un Cristallo del Tempo all’interno di un computer quantistico. No, sul serio.
Cosa succede se un orso prende una GoPro e la accende.
Sembra incredibile, ma il nuovo robot di Amazon tiene traccia di tutto ciò che vede e sente.
Ammoniti giganti perché sì.
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NRS è la newsletter di cultura e tecnologia di INUTILE » associazione culturale. A cura di Francesca Balestrieri, Carmine Bussone e Matteo Scandolin. Per conoscere meglio INUTILE e i suoi progetti, visita il nostro sito; se ti piace quello che facciamo, sostienici. Puoi contattare la redazione di NRS via Twitter o via mail.