Torna Francesco Pota, insegnante lombardo, per raccontarci un po’ di incubi legati a un’app che conosciamo tuttә molto bene. Lei, e i suoi dannati gruppi. Lavoro da circa dieci anni nel mondo della scuola, e non uso Whatsapp. Posso immaginare che le due cose non si sembrino legate ma essendo un insegnante precario cambio scuola tutti gli anni: all’inizio di ogni anno devo affrontare l’incredulità dei colleghe e delle colleghe perché non uso quella app. Molto del nostro lavoro, che è estremamente individuale ma ha direttive comuni, passa sul gruppo della scuola. Nessuno può dirmi e mi ha mai detto niente fino in fondo se non farmi sentire quello un po’ diverso e rompiscatole ma non è mai stato davvero un problema sul lavoro. Ho deciso di abbandonare Whatsapp qualche anno fa, prima della pandemia, per questioni legate alla privacy e perché non mi piace il sistema sociale che crea. Molte relazioni, mi pare, si reggono sul fatto che “tanto ci sentiamo sul gruppo”, che è un po’ come vedersi sempre a tavola in gruppo e non parlare mai di niente, senza andare mai nel profondo.
Ansiogeni
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Torna Francesco Pota, insegnante lombardo, per raccontarci un po’ di incubi legati a un’app che conosciamo tuttә molto bene. Lei, e i suoi dannati gruppi. Lavoro da circa dieci anni nel mondo della scuola, e non uso Whatsapp. Posso immaginare che le due cose non si sembrino legate ma essendo un insegnante precario cambio scuola tutti gli anni: all’inizio di ogni anno devo affrontare l’incredulità dei colleghe e delle colleghe perché non uso quella app. Molto del nostro lavoro, che è estremamente individuale ma ha direttive comuni, passa sul gruppo della scuola. Nessuno può dirmi e mi ha mai detto niente fino in fondo se non farmi sentire quello un po’ diverso e rompiscatole ma non è mai stato davvero un problema sul lavoro. Ho deciso di abbandonare Whatsapp qualche anno fa, prima della pandemia, per questioni legate alla privacy e perché non mi piace il sistema sociale che crea. Molte relazioni, mi pare, si reggono sul fatto che “tanto ci sentiamo sul gruppo”, che è un po’ come vedersi sempre a tavola in gruppo e non parlare mai di niente, senza andare mai nel profondo.