L’altroieri stavo passeggiando e mi sono fermato a guardare la vetrina di un negozio di strumenti musicali dove era esposto un sassofono. Un sassofono contralto, per la precisione. Ho provato una sensazione fra la rabbia leggera e lo smarrimento perché sebbene io abbia suonato e studiato per qualche anno il sassofono, non riuscivo a ricordare nessuna delle corrispondenze chiavi-note. Anche scavando nella memoria muscolare, ormai era chiaro che avevo cancellato ogni cognizione della diteggiatura. Ricordo benissimo gli sforzi per la respirazione, il colpo di lingua sull’attaccatura dell’ancia per la nota e il cambio di pressione dell’aria per far funzionare il portavoce che per mesi non mi è riuscito e poi un bel giorno l’ha fatto. Senza alcuna spiegazione. Ma quei tasti laterali e quella chiave piccola in basso adesso vatti a ricordare a cosa servivano mai.
La Memoria che Serve
La Memoria che Serve
La Memoria che Serve
L’altroieri stavo passeggiando e mi sono fermato a guardare la vetrina di un negozio di strumenti musicali dove era esposto un sassofono. Un sassofono contralto, per la precisione. Ho provato una sensazione fra la rabbia leggera e lo smarrimento perché sebbene io abbia suonato e studiato per qualche anno il sassofono, non riuscivo a ricordare nessuna delle corrispondenze chiavi-note. Anche scavando nella memoria muscolare, ormai era chiaro che avevo cancellato ogni cognizione della diteggiatura. Ricordo benissimo gli sforzi per la respirazione, il colpo di lingua sull’attaccatura dell’ancia per la nota e il cambio di pressione dell’aria per far funzionare il portavoce che per mesi non mi è riuscito e poi un bel giorno l’ha fatto. Senza alcuna spiegazione. Ma quei tasti laterali e quella chiave piccola in basso adesso vatti a ricordare a cosa servivano mai.